Sabato 22 giugno, Rhêmes-Notre-Dame, un paese posto in una delle valli che si infilano nel Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Dopo un inseguirsi di notizie, la settimana precedente era stato comunicato il percorso finale.
A causa della neve presente abbondante in quota l'organizzazione ha deciso di rinunciare agli spettacolari passaggi sul colle dell'Entrelor e ha ripiegato su un percorso più basso.
Con questo comunicato in testa, e con una notte passata ad ascoltare la pioggia che tamburellava sul tetto, alle 6:30 del mattino sono a Rhemes per il ritiro dei pettorali.
Solito incontro con amici, solite chiacchiere pre-gara, una stretta di mano a mo' di presentazione con l'organizzatore e finalmente si parte.
Non conosco questa valle. L'ho attraversata solo una volta in occasione del Tor dello scorso anno. Quindi mi guardo intorno con occhi interessati.
Il meteo si mantiene buono, con il sole che continua a fare capolino dietro alle nubi (alla fine rimedierò una bella abbronzatura e non patirò mai il caldo).
Prima salita impegnativa, il gruppo si sgrana.
Dopo aver risalito il versante sinistro della valle riscendiamo verso il torrente.
Sarà il leit-motif di tutta la gara, risalire e ridiscendere, fino ad accumulare un dislivello positivo di oltre 3mila metri nei 47 km previsti.
Ci sono alcuni passaggi su nevaio, ma le vere insidie arrivano dai sentierini ripidi, resi viscidi dall'abbondante acqua di scioglimento che scorre e trasforma la terra in fango.
Nulla di drammatico, ma è meglio stare attenti. Ed infatti, alla prima discesa importante, metto il piede sull'erba bagnata e volo... proprio oggi che avevo indossato pantaloncini bianchi!
Con una evidente macchia di fango sul fianco (ed una meno evidente sull'orgoglio) continuo a scendere.
Giunti alla sterrata di fondo valle incrociamo i primi che scendono dal rifugio. A noi tocca ancora qualche centinaio di metri di risalita.
Sono nel gruppo degli ultimi, ma va bene così. Mi godo la gara e i panorami.
Al rifugio mi faccio indicare dai volontari (che sono tutti membri del Corpo Forestale) la Granta Parey, la parete gigantesca che è il simbolo e l'orgoglio di questa valle. Toglie davvero il fiato...
Si riscende, al piccolo trotto, dopo essersi riempiti gli occhi dei nevai della testa della valle.
Sono passate tre ore, la seconda gara, quella "corta", è partita dopo due ore ma già scorgo i primi che risalgono rapidi il versante dov'ero passato un'ora prima.
Quando inizio a riconoscere i posti e so che mancano poche centinaia di metri a Rhemes, il sentiero piega bruscamente a destra e si risale.
Sento un "hop" perentorio e cedo il passo a Dennis Brunod che sta volando verso l'arrivo (darà oltre mezz'ora al secondo).
Al passaggio per il paese ci fermiamo a bere acqua e sali e riprendiamo il sentiero.
Apro una parentesi per parlare dei volontari.
La gara è organizzata da un gruppo sportivo collegato al Corpo Forestale, e tutti i volontari sono guardie del parco.
Ho apprezzato come presidiassero tutti i punti a rischio, e - in particolare nell'attraversamento di un nevaio più in pendenza degli altri - come si prodigassero con grande competenza. Decisamente superiori alla media delle gare.
I ristori, invece, erano piuttosto scarni. Acqua e poco più. Nessun problema per me, che ero preparato (e che avevo letto con attenzione il regolamento), ma capisco che qualcuno possa essersi lamentato.
L'altro punto critico, probabilmente, era la scarsa disponibilità prima della gara di informazioni quali l'altimetria del percorso, la traccia, i punti di ristoro.
Ciò è sicuramente stato determinato anche dall'aver dovuto cambiare il percorso nell'ultima settimana, ma qualcosa può essere migliorato.
Dopo il passaggio a Rhemes (vicino al gonfiabile dell'arrivo) si risale parecchio nel bosco fino ad arrivare ad un capanno forestale, poi da lì in costa fino a delle baite dove il percorso breve torna a valle, mentre noi della lunga proseguiamo ancora in quota.
Finalmente si inizia a scendere di nuovo. La prossima tappa è il cancello delle 16.00, ma so che abbiamo ancora parecchio margine.
Una guardia forestale, comodamente seduta in una piccola casetta ci prende il numero (e mi fa invidiare il suo lavoro in questo paradiso).
Per messo di una ripidissima e ghiaiosa discesa riguadagniamo il fondo valle. Le gambe fanno presente di aver bisogno di un po' di riposo. Ma siamo solo a metà gara...
Ed ecco che si risale. Nel bosco, con l'umidità e la salita che fanno sudare. Guadagniamo posizioni grazie alla maggior regolarità del nostro passo. Sono quasi mille metri di dislivello, sbucati dal bosco siamo rinfrescati dal vento. Più sopra, ad una ventina di metri, un branco di stambecchi pascola in una zona che per noi sarebbe impraticabile.
Si sale ancora per giungere ad un sentiero molto esposto che, sempre in costa, ci permetterà di percorrere qualche chilometro affacciati sulla valle e con davanti lo splendido panorama delle montagne del gruppo del Gran Paradiso.
Abbiamo formato un gruppetto di quattro persone, uno è fuori gara ma abita a Rhemes e ci spiega che ci attende un'ultima salita. Ci indica il versante opposto della valle dove una fila di formichine multicolore, con camel bag e bastoncini, sta risalendo una pista di sci.
La pendenza fa impressione anche da questa distanza e iniziamo a prepararci psicologicamente allo sforzo.
Ma giunti a valle siamo sorpresi dal fatto che, proprio in concomitanza con l'attacco della pista, il nostro tracciato ci porti lontano.
Sale di nuovo, nel versante sinistro da dove siamo scesi, ci riporta verso Rhemes passando per un sentiero che sembra tracciato solo per farci soffrire.
E allora la mente inizia a vagare.
Ci si illude che la pista da sci sia riservata solo a quelli della corta. Si spera nell'insperabile.
Quando entriamo in paese per la terza volta e vediamo il gonfiabile dell'arrivo siamo convinti che sia finita...
Lungo l'arrivo un sacco di amici che ci rincuorano, ci dicono che mancano solo sei chilometri, ci avvisano di non spaventarci quando vedremo l'ultima salita.
La ragazza che era con noi si arrende e va dai giudici per dire che si ritira.
Noi proseguiamo, di buon passo, abbiamo il temo necessario e siamo venuti qui a finire la gara.
Poco più di un chilometro lungo il torrente e poi siamo di nuovo dove eravamo meno di mezz'ora fa: l'attacco della pista da sci.
Giù la testa, modalità trattore. Cento passi da contare e come premio puoi alzare la testa e controllare quanto ti manca a raggiungere una coppia di concorrenti che stanno salendo.
Ancora cento passi, e sono a portata di mano, ancora cento passi e tra le stille di sudore che ti bruciano negli occhi vedi i giudici che ti aspettano in cima alla salita.
Finita. Finalmente...
Un lungo sorso d'acqua e si corre in discesa.
Nel bosco fresco, con il piacere del terreno reso morbido dagli aghi di pino che sono un sollievo per le piante dei piedi, con la gioia di sapere che ormai manca davvero poco, con l'orgoglio di provare a stare sotto le 11 ore.
Avanti a sinistra sento un suono strano, un verso di animale, molto simile al breve belato delle capre. D'improvviso la corsa di due camosci si intreccia con la nostra. Mai come in questi momenti ti senti parte di quella natura.
Il paese, il ponte sul torrente, una svolta brusca, un passaggio stretto tra le case e finalmente guadagniamo il gonfiabile.
Siamo tra gli ultimi, ma siamo arrivati in fondo.
E' sempre bella questa sensazione di aver fatto quello che ti eri prefissato. Ci cambiamo in auto, mangiano al pasta party e beviamo una birra, scambiando opinioni e commenti con i compagni di corsa.
E poi resta solo il rientro a Milano, con le gambe stanche e le membra abbronzate.
Negli occhi le immagini stupende di questo sabato in Paradiso, nelle vene le endorfine che alzano lo spirito.
Poco altro potevo desiderare di più...
Franz
P.S. Ho cercato nelle classifiche i Road in gara.
Nei risultati che riporto, Enrico Grimaldi che era iscritto alla corta, sembra non essere arrivato.
In realtà ho visto che un amico di un'altra società risulta sia tra i ritirati che tra gli arrivati (e lui è arrivato di certo). Quindi aspetto da Enrico un commento ed un'eventuale smentita...
Gran Paradiso Trail - 47km 3.200 mt D+ |
atleta | time | pos |
Matteo Romagnoni | 9:55:47 | 115/140 |
Giuseppe Prosperi | 9:55:50 | 116/140 |
Franz Rossi | 10:50:44 | 127/140 |
Granta Parey Tour - 34km 2.000 mt D+ |
atleta | time | pos |
Andrea Vandoni | 5:27:02 | 60/124 |
Matteo Feraboli | 7:26:15 | 119/124 |
P.S.2 se qualcuno fosse interessato, un'altra breve riflessione sulle gare in montagna nel mio
blog.
W i Road a spasso per i monti Finisher e non finisher
Max
complimenti per l'articolo, aggiungerei anche Matteo Feraboli socio RRCM che ha chiuso con un grande 7:26'15.3
a presto
MR
Non per problemi fisici.Non avevo più testa.
Mi sentivo svuotato anche prima della partenza.
Ma tant'è,ho voluto provarci.Mi spiaceva non farlo.
Dopo qualche ora,la stanchezza mentale ha avuto il
sopravvento;ho lasciato.Anche se poi,dopo,mi pento...
Complimenti per il tuo resoconto.
Contesto ambientale fantastico e ottima organizzazione.
Alla prossima ! Ciao a tutti e...bravo ai Road che hanno
concluso !
Enrico
Grazie della segnalazione
Franz
la gara di ieri era davvero dura per la testa.
I continui passaggi in zona arrivo erano un supplizio.
Qualche volta è meglio seguire l'istinto e tirare i bastoncini in barca :-)
Franz