La vita è bella perchè è varia? Anche la corsa!
Quest'anno avevo deciso di dedicarmi prevalentemente alle salite, dalle scalate su asfalto alle skyrace, meglio se corte e impiccate, come i vertical kilometer.
In tarda primavera però, un paio di amici che avevo conosciuto alla 100 km del Sahara a tappe e con i quali mi ero buttato successivamente nella pazzia della Marathon des Sables mi dicono... "a ottobre organizzano una cento no stop in notturna sul percorso della nostra prima avventura nel deserto... che facciamo?".
La gara era la 100km del Sahara no-stop edizione unica (HTTP://www.zitoway.com/portale_corse/100km-del-sahara-no-stop):
il giorno dopo eravamo già iscritti e qualche mese dopo mi ritrovo all'areoporto.
In realtà non ho nessun allenamento specifico, solo tanti chilometri fatti all'insù! Però se li metto tutti in fila... insomma, ce la posso fare!
La gara parte dal villaggio berbero di Chenini (un posto pazzesco, leggete qui HTTP://it.wikipedia.org/wiki/Chenini) alle 16,30 del venerdì: c'è un check point ogni venti chilometri e un tempo massimo di 22 ore per arrivare, cento chilometri più in là, all'oasi di Ksar Ghilane (altro posto incredibile HTTP://fr.wikipedia.org/wiki/Ksar_Ghilane).
Dopo un'ora è già quasi buio, alle 18 bisogna accendere la frontale. La notte è stupenda, abbastanza calda, poche nuvole, tante stelle e, ad un certo punto, la luna, quasi piena... del genere Ghidottiano.
Arriva il primo check point, riempio il camel bag, mangio il primo panino che ho nello zainetto, mi attacco ad un trenino che sta ripartendo e via verso il quarantesimo.
Iniziano anche le vesciche dopo le prime sabbie, rallento, vedo i primi ritirati al quarantesimo, sono quasi in fondo alla carovana, ma riparto contento.
Al sessantesimo ormai sono le tre di notte passate, mi fermo mezzora, si ride, riparto sapendo che dopo un paio d'ore arriverà l'alba e me la voglio proprio godere.
All'ottantesimo iniziano le dune vere. Ripartiamo in gruppo, siamo dodici. Dietro, a circa mezzora, c'è solo un concorrente. Ormai il sole è alto e comincia a scaldare. Anche troppo, verso le nove del mattino ci saranno quaranta gradi e dopo un po' sale anche il vento che ti riempie di sabbia occhi, orecchie e naso. Mi metto la maglia a maniche lunghe in testa, come un turbante, devo sembrare un matto. E un po' lo divento veramente quando vedo il fortino e l'oasi.
Taglio il traguardo zoppicando. Sono distrutto. Vengo classificato 104° su 108 arrivati (ma anche su 124 partiti).
Insomma l'allenamento che avevo non era proprio quello giusto, machissenefrega: la corsa è proprio bella perchè è varia, come la vita.
Angelo
Ps...e comunque c'è qualcosa che unisce le due gare, il Turco: la gara non è a tappe e ha 500 metri di dislivello. Qualche punto dovrei portarlo a casa e l'amico Stefano è lì a due passi!
non importa come si tagli il traguardo, l'importante è ricordarselo....
complimenti