Se me lo avessero detto prima che esistono panorami così maestosi in val Borbera non ci avrei creduto.
Se mi avessero detto durante la gara che avrei potuto iscrivermi di nuovo, non ci avrei creduto.
Se mi avessero detto alla fine della gara che avevo impiegato quasi due ore meno del tempo massimo, non ci avrei creduto.
Ma a volte bisogna staccare il cervello e far parlare il cuore.
Era la mia prima volta su un percorso così impegnativo: Le Porte di Pietra è un'ultra trail in autosufficenza, cioè 70km in montagna con un disvlivello positivo di 4.000 metri, portandosi dietro cibo, acqua (una scorta di 2 litri), abiti di riserva, giacca a vento.
E' organizzata da Gli orsi, un gruppo famoso nell'ambiente (vedi sito).
Tra essi c'è Checco Galanzino, ospite al Road l'inverno scorso per presentare Un milione di passi, la sua traversata dei quattro principali deserti del mondo.
E alla fine ci aveva invitato a questa gara.
Eravamo in sei Road, 5 sulla lunga e 1 sulla corta (che sono sempre 30km con 1.600 mt di dislivello positivo).
Ma ad essere sinceri l'appartenenza ad una società sfuma rispetto ad uno spirito più forte che unisce chi corre questo tipo di gare.
Abbiamo passato la notte in una palestra, attendendo le 3 del mattino quando ci siamo alzati e abbiamo fatto colazione.
La partenza era fissata per le 4 in modo da lasciare tempo a tutti di terminare la gara.
I ricordi fluiscono come immagini.
La partenza tra i fumogeni rossi, con circa 180 persone con la lampada frontale e gli occhi spiritati.
La prima incredibile salita: dal ponte di legno simbolo della gara, una fila di luci saliva dritta nell'oscurità verso il cielo.
La costellazione dell'Orsa che brillava in cielo.
Le facce diventate amiche nel continuo rincorrersi, i volontari del soccorso come angeli luminosi nella notte, e finalmente il chiarore dell'alba ad est.
Il secondo ristoro, 20 km dopo la partenza, con il tempo limite di 5 ore. E la gioia di aver passato il primo cancello così in anticipo.
Poi i boschi quasi fatati, faggi e castagni, grandi rocce, silenzio rotto solo dai tuoi passi e dal ritmico clangore dei bastoncini.
E ancora salite e discese e salite, nuovi orizzonti che si aprono ad ogni cresta.
I volontari che ti mostrano la strada che hai fatto (e non ci puoi credere) e quella che devi fare (e non ci vuoi credere).
Finalmente la croce del monte Antola, quasi una sorpresa. E poi giù a capofitto per sei chilometri per raggiungere il secondo cancello.
Di nuovo ampiamente nei tempi. Un obbiettivo importante, salvo poi guardare avanti e sapere che mancano 30km e 1600 metri.
Ancora salite, qui conoscono solo la massima pendenza, la "direttissima" alla vetta.
Ancora discese, con i piedi che iniziano a dolere e il camel bag che sobbalza sulla schiena.
Daniela, che con me ha condiviso anche questa incredibile avventura, mi da il cambio: lei tira in salita, io passo davanti in discesa.
Passo e corsa e passo e corsa... senza mai rallentare troppo, senza mai bruciare troppe energie.
E quando ormai pensi che le creste sulle quali stai salendo e scendendo non finiranno mai, in lontananza le antenne dell'ultima vetta.
Ultima salita e poi giù in discesa per recuperare tutto quello che si può.
L'ultimo ristoro: mancano meno di sette chilometri, un'inezia in confronto alla strada fatta.
Finalmente le case del paese, sorpassiamo ancora persone che camminano ma vorremmo trascinarle con noi, per arrivare insieme.
Il gonfiabile e le note della Radetky March.
Stanno premiando le vincitrici.
Il cronometro all'arrivo segna 13 ore e 12 minuti.
Non sembra vero che siamo partiti lo stesso giorno.
Non sembra vero che abbiamo chiuso oltre un'ora prima del tempo che ci eravamo prefissati.
E di corsa in doccia e poi in auto per un appuntamento di lavoro la domenica sera.
Con un nuovo livello di consapevolezza raggiunto. Il limite è stato spostato ancora un po' oltre.
Franz
Ecco i risultati dei Road Runners presenti:
Pos | Pett | Atleta | Time |
89 | 57 | Paolo Queirolo | 12:37:29 |
112 | 47 | Franz Rossi | 13:12:39 |
121 | 88 | Marco Perini | 13:26:02 |
141 | 53 | Luciano Burro | 14:52:28 |
147 | 46 | PierMario Sasso | 15:13:51 |
Pos | Pett | Atleta | Time |
58 | 602 | Enrico Mariani | 4:17:39 |
Tra i partenti anche Francesco Del Vecchio che purtroppo è stato colpito dalla maledizione di Montezuma e ha dovuto fermarsi.
In ogni caso complimenti, per il racconto e soprattutto per aver spostato il limite un po' oltre (è la cosa che tutti cerchiamo, in fondo!)
aspetto qualche foto!
fede
W lo SkyRoad
Intanto i miei complimenti ai finisher per l'impresa, e anche ai non finisher (ma la maledizione di Montezuma non dovrebbe venire solo quando si va all'estero?)
Franz, sarebbe carino inserire sul sito un calendario (o una lista di proposte) di queste manifestazioni.
Massimo
complimenti a tutti, in particolare al grande PierMario reduce dal 5.000 in pista!
Luciano
Mentre tu volavi alle Porte di Pietra io arrancavo alla MI-PV.
Comincio a pensare che a Venezia sarà duro starti dietro.
Complimenti
Gianpiero Leggieri
scherzi a parte bravissimo dev'essere molto emozionante finire un'impresa del genere sopratutto se si ama la montagna.
Angy
Hai ragione Attilio, che invidia!
Mi unisco inoltre agli apprezzamenti di Andrea, Giorgio ed Angela nei confronti dello stile narrativo di Franz che riesce davvero a comunicare forti e vivide emozioni con i suoi reportage. Complimenti Franz.
Una riflessione su questo genere di avventure; dopo il consolidato tri-Road, che và fortissimo, ora Massimiliano battezza questa compagine di coraggiosi “SkyRoad”, forse aprendo un ennesimo settore nelle attività del Club, e devo dire che questa definizione mi piace.
Infine concordo con Massimo che sarebbe bello trovare sul sito un calendario di questo tipo di eventi; io neanche sapevo dell’ esistenza di questa corsa.
Paolo Gobbo