In realtà una turca, un turco ed un turchino, ma suona male, diciamocelo: Ilaria Fossati e Stefano Giannetti hanno ampiamente superato la canonica distanza della maratona rispettivamente con 7 giri (68ma assoluta con 46,2 km e 1750 mt di dislivello) ed 8 giri (43mo assoluto con 52,8 km e 2000 mt di dislivello) mentre il sottoscritto, ormai un ultrino, in penosa ma continua risalita dagli stravizi natalizi e dall’abbandono dell’allenamento inteso come strumento per correre meglio una gara, ha fatto 6 giri (143mo con 39,6 km e 1500 mt di dislivello).
Fatta salva l’ottima prova di Stefano, che mi ha raggiunto al quarto giro in una salitella dove anche lui camminava..., Ilaria poteva sicuramente fare un giro in più se non fosse che al buio e con un fondo impossibile il rischio di farsi male, stante la possibilità di utilizzare al meglio una sola mano, era sicuramente molto alta.
Duecentoventi gli iscritti e 193 classificati al termine di una giornata bifronte che inizia con due ore di sole e parecchio fango nella seconda parte del percorso e termina con più di tre ore di pioggia e, ovviamente, molto più fango, soprattutto nel lunghissimo tratto di bosco che, complice il buio, era diventato un interminabile toboga di due chilometri.
Gara comunque bella e abbastanza dura anche se la ripetitività del circuito (6,6 km) aiuta a memorizzare i punti più complicati ma non certo a superarli: grande presenza di atleti di casa ed alcuni top da altre regioni.
forever on the road!
Paolo Valenti
Elementari, dolci (non mi dite che c'era fango, non avete visto la Montefortiana....): qualche strappetto di pochi minuti.
Il problema non sono le salite, sono io...
Quando c'è solo un'inclinazione del 2 per mille, mi paralizzo.
Per vedere il bicchiere mezzo pieno, diciamo che "non sono portata"
così, da subito Stefano-salite corribili parte a razzo, IIaria-vediamo-di-non-rompermi-un-altro-dito arranca da subito.
Scoraggiata, consapevole di fare una fatica superiore a quanto richiesto da quelle imbarazzanti corribili salite, lotto giro dopo giro con un unico obiettivo: vediamo di non rompermi un altro dito.
Tantomeno della mano destra.
Dopo un numero improponibile di giri scorgo da lontano l'amico Paolo: di certo lui non mancherà con la sua simpatica ironia di tirarmi su di morale.................
Nel superarlo, mi sento investire da una doccia ghiacciata: "ciao.....FINALMENTE!!!!"
(finalmente mi hai doppiato....dovevi essere qui da ore....oh ma quanto sei lenta...)
quel "finalmente" mi sega definitivamente le zampette, decido che all'avvicinarsi della 6 ora non vale la pena di tentare la pericolosa impresa del concludere l'ottavo giro: avrei dovuto prendermi dei rischi inutili, nel fango, col buio. In discesa sono incerta, la paura di cadere è ancora forte. Hai già rotto un dito tre settimane fa, mi ripeto. Stai buonina....
Ma la ragionevolezza non sempre placa l'orgoglio, mi porto a casa le 8 dita sane più le due steccate....ma mi resta un groppo nello stomaco......ero al limite del tempo, ma avrei potuto rischiare quell'ottavo giro.
Tormentata da questo tarlo, archivio il Trail di Pastrengo con un bel nodo al fazzoletto: assolutamente da rifare!!!
azzurre in bacheca e quindi grazie ragazzi !
A prima vista parrebbe illogico trasporre l'idea di correre 6 ore in circuito trail come nelle gare su asfalto a durata ; il trail infatti è sinonimo di scoperta del territorio , di grandi spazi da attraversare e che cambiano di continuo .Invece in questa 6 ore di Pastrengo gli elementi erano ben miscelati ; location storica il Castello di Piovezzano al cui interno si collocavano il traguardo , il ristoro , i locali spogliatoio e il pasta party e dal quale si transitava ad ogni giro .
Il percorso vario non annoiava alternando zone piane a salite ( non tutte corribili ! ma quasi ..) brevi e intense , single track wild più o meno fangoso , discese light ma anche a rotta di collo in scorci di paesaggio gardesano interessanti .
Quindi non mi sono annoiato neanche un pò , stancato il giusto soprattutto tra il 5/7 giro complice anche un pò di
"famina " visto che siamo partiti digiuni alle ore 12.00 .
Adrenalina finale per la scelta di fare o rinunciare all'ultimo giro in quanto il Regolamento consentiva di finire il giro fino alle 6 ore e trenta minuti totali .
Certo passato al settimo giro con il tempo di 5 h 32 m il rischio di non fare l'ultimo giro in tempo c'era ,ma alla fine mi sono detto ,cosa sono 6,5 km in più nella vita di un ultra runner e quindi testa bassa e pedalare ,come diceva mia nonna ,che in 50 minuti ero alla fine anche dell'ottavo .
La strada è ancora lunga ....e volte in salita !
Alle prossime .
Stefano .