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Ronda Ghibellina, bella e fangosa

Inserito da paulrunner il 28/01/2014 alle 23:20 nella sezione vita al club

Prima di partire per un trail, corto (come quest’ultimo) o lungo che sia, è buona norma informarsi sul percorso.
Esistono tre possibilità: la prima si basa sull’esame di filmati, resoconti e road-book, molto scientifica ma priva di pathos.
La seconda prevede di contattare qualcuno che l’ha già corso negli anni precedenti (magari sullo stesso percorso), meglio ancora se con caratteristiche ‘runneriali’ simili alle nostre.
La terza è chiamare Stefano Giannetti. Ormai studiata da matematici di mezzo mondo, spesso accostata per la complessità alla teoria del caos, la possibilità Giannetti (io ci casco sempre) parte dall’assunto che una valutazione ottimistica a Milano provochi una catena di disastri (apparentemente) inaspettati in gara.
Perché possibilità?
Perché qualcuno (in Nuova Zelanda dove non è stato ancora studiato a fondo) ipotizza ancora che possa dare delle indicazioni utili per la gara. L’unico ignaro del disastro è colui che ha dato il nome a questa fondamentale legge dell’universo.
Venerdì Stefano “salite corribili” Giannetti in uno slancio di ottimismo epocale mi ha detto: tutta corribile (che poi se sono corribili le salite vorrei ben vedere che non lo fossero le discese) ma lui con questo voleva dire che era una gara troooppo facile, roba da dilettanti alla prima esperienza. Single track (che io detesto profondamente)? Nooo: mulattiere e strade forestali.
Si è trattenuto solo sull’uso dei bastoncini, ma poco ci mancava che non mi consigliasse di correre con le infradito. La gara, solo 44 km con un dislivello ridotto (+ 2.200), si è svolta in realtà in una giornata splendida ma era un mare di fango con più del cinquanta per cento del percorso in single track boschivo e scivoloso come una saponetta che mi ha fatto evocare decine di volte il nome del caro amico.
Sempre in termini elogiativi, s’intende, per quella sua straordinaria capacità di mescolare realtà e fantasia nelle sue descrizioni.
Ottima l’organizzazione, puntuale ed attenta nei ristori come nelle segnalazioni lungo il percorso con una sola eccezione, una pianta con un ramo modello tronco di baobab ad altezza fronte del Valenti a due chilometri dall’arrivo, in un single strettissimo a fianco di un canale dove tutti correvano guardando per terra per non andare dritti nell’acqua. Due i Road alla partenza, Roberta Orsenigo, ottima quinta femminile nella 27 km (ma la aspettiamo nuovamente sulle 100) ed il sottoscritto nella cosiddetta ‘lunga’: ovviamente tutti e due all’arrivo. Premio finisher un bel boccale da birra in ceramica (colmo del prezioso nettare).

forever on the road!

Paolo Valenti

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Valenti in versione primaverile
Valenti in versione primaverile




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