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Cronaca di un ironman

Inserito da antelvis il 15/07/2017 alle 09:58 nella sezione triathlon

9 luglio 2017, domenica. È il gran giorno: compio 45 anni e sto per iniziare un ironman. Sono tranquilla, mi godo il viaggio in navetta verso il laghetto dove nuoteremo, con i miei compagni di avventura. In zona cambio mi dedico con calma al gonfiaggio delle gomme e all'apertura delle barrette e delle confezioni di parmigiano che ho deciso di mangiare in gara. Stipo tutto nell'astuccino sulla canna della bici, insieme a un altro paio di mezze barrette di scorta e al GPS che ho chiesto in prestito a Dona nel caso la batteria del mio si esaurisca prima della fine. Nel frattempo apprendo che l'acqua è a 24.1°: potremo usare la muta. Sorrido, pensando a quanto ne sarà sollevato GP. Prima (e non ultima) sosta nel bagno chimico e poi infilo la muta. Nello scendere verso il lago trovo Antonella, Alessandra e la moglie di Luca, alle quali chiedo un aiuto per chiudere la muta: quella cerniera è una vera trappola! Finalmente riescono ad insalsicciarmici dentro quando arriva il Mister... anche lui ha problemi con la cerniera. Lo aspetto per andare insieme alla partenza quando arriva anche il Piro, ancora smutato... come! Mancano solo 5' al via!!! Mi soffermo saltellando da un piede all'altro... Poi prevale l'ansia... saluto tutti e scappo in riva al lago. In realtà dovrò attendere ancora una quindicina di minuti per partire e mi maledico per non aver aspettato gli amici.

La giornata é talmente bella, con quella luce del primo mattino che si riflette sulle acque calme del lago, che ritrovo subito la mia serenità. Sono nel gruppo di quelli che prevedono di stare tra l'ora e dieci e l'ora e venti. Se i miei test sono corretti dovrei impiegarci un'ora e sedici.

Le onde di nuotatori cominciano a partire... finalmente tocca anche a me... finalmente comincia la tappa finale di questo lungo viaggio.

In acqua trovo subito il ritmo perfetto. La temperatura è ideale, non sento neanche un po' di freddo, che in acqua è sempre il mio problema. Comincio a superare qualcuno... per tutta risposta mi piglio un bel po' di pugni e manate, alcune belle pesanti. Giriamo la prima boa e il sole è contro... nonostante gli occhialini un po' scuri, non vedo le boe direzionali, quindi cerco di stare nel gruppo. La prima uscita dall'acqua arriva prima di quanto mi aspetti... un breve passaggio sulla sabbia con un tifo sfegatato e ci rituffiamo subito. Finalmente il sole é di lato, posso ricominciare a tenere il mio ritmo. Altri sorpassi, altri pugni... Quelle che passo sono tutte cuffie blu (quelle degli uomini). Penso che si sono sovrastimati e rifletto sul fatto che pochissime cuffie rosa hanno fatto lo stesso. É quello che succede troppo spesso in tanti campi...

Arriva la boa posta al primo vertice del triangolo che mi riporterà a riva, poi quella posta sul secondo. Ora non resta che il rettilineo finale. Faccio qualche conto e ipotizzo che siano circa 800 metri, 16' per me quando nuoto in piscina. Quasi quasi mi dispiace un po' che la prima frazione sia quasi finita!

Tocco terra presto, vedo con soddisfazione di aver rispettato la tabella di marcia e comincio a trafficare con la solita cerniera. Per fortuna aprirla è molto più agevole che chiuderla, anche perché ci sto talmente stretta lì dentro che basta una piccola tiratina per far sbragare tutto.

C'è una salita abbastanza ripida sulla spiaggia per arrivare in zona cambio. La prendo piano, ma correndo... anche perché urge la seconda (e non ultima) sosta al bagno chimico. Il tifo di Antonella, Roberto e Italo mi dà un sacco di carica.

Prendo la sacca blu della bike e mi fiondo verso il bagno ancora con la muta addosso per metà: per regolamento non posso toglierla prima della tenda del cambio, ma so che non potrei aspettare oltre. Riesco in qualche modo a tirarla giù e poi a ritirarla su dentro a quel cubicolo maleodorante... esco, raccatto la sacca ed entro nella tenda delle donne.

Me la prendo un po' comoda. Soprattutto cerco di pulire bene i piedi dalla sabbia, per non rischiare di avere problemi di vesciche. Mi congratulo con me stessa per avere messo un secondo paio di calze nella sacca run: togliere tutta la sabbia è impossibile... sarà più facile dopo la frazione di bici. Infilo le scarpette E non sento fastidio. Mi metto anche la crema solare sulle braccia e sul viso, casco, occhiali, bevo un cheer pack di enervitene e via.

Arrivo alle rastrelliere e mi rendo conto con gioia che ci sono ancora parecchie bici ad attendere i loro cavalieri... di solito negli sprint quando arrivo ce ne sono molte di meno.

Monto il GPS sul manubrio e parto correndo. Mi viene in mente un insegnamento di Artiglio: mollo il manubrio e tengo la bici dal sellino: molto meglio, corro decisamente più spedita.

Salgo in sella, aggancio il pedale con la solita goffaggine... in bici ho ancora tutto da imparare e tanta esperienza da fare! Penso che nella mia vita non ho mai pedalato più di 147 km (una volta sola) e mi chiedo come posso pensare di farne oggi 180 e correre poi una maratona... scaccio subito il pensiero e mi concentro sulla pedalata: voglio che sia sempre fluida e agile. Il primo tratto di 12 km, che porta a Francoforte, è molto liscio e scorrevole. Tengo senza problemi i 30 all’ora e anche oltre. Supero perfino qualche uomo con super bici da crono e caschi a goccia avveniristici e mi chiedo come facciano ad andare così piano con bici come quelle. Non so se mi facciano più ridere o più pena... spendere tutti quei soldi e vedersi passare come niente da una pischella con una bici normale come la mia (anzi piuttosto sfigata in confronto a quello che si vede in giro qui)... Naturalmente vengo superata da un sacco di gente. Mi diverto a cercare di leggere i loro nomi e la nazionalità sul pettorale.

Quando entriamo in Francoforte mi prende una sorta di euforia: comincio a canticchiare "tutta mia la città", credo sia una canzone dei Pooh. Non riesco a smettere di cantare e di sorridere.

Usciamo dalla città e sento dietro di me la voce del Mister: "eccola qua la numero uno!... forza Elvis!". Una donna italiana vicino a me si esalta e ringrazia... Poi si rende conto di non essere la destinataria dell'incitamento e commenta: "peccato! È stato bello per un minuto". Mi scappa una bella risata.

il percorso è un susseguirsi di lunghe strade dritte in mezzo alle campagne e il mio ritmo rimane più alto del previsto.

Comincio ad alimentarmi come programmato: una mezza barretta di powersport ogni 45', acqua o sali ogni 30' o più spesso, in caso di sete. Ogni due mezze barrette, un blocchetto da 20 grammi di grana. Dopo solo un'ora ho già bisogno di tornare in bagno... che rabbia! Mi fermo in modo un po' rocambolesco nell'unico ristoro con il bagno sulla sinistra anziché sulla destra della strada, rischiando di essere investita da un ciclista molto veloce e molto grosso. In qualche modo guadagno la toilette e perdo un sacco di tempo con la cerniera del body... finalmente riesco a ripartire e mi rendo conto di essere ancora in vantaggio sulla tabella di marcia e di riuscire a pedalare molto meglio ora...

Cominciamo a entrare nei villaggi lungo il percorso: simpatiche casette tedesche e gruppetti di persone che mangiano e bevono lungo la strada alla faccia nostra! Certi profumini... altro che barrette!

Dopo solo un'altra ora ho ancora bisogno del bagno... ma che succede? Provo a resistere, ma non c'è niente da fare: devo fermarmi di nuovo. Stavolta trovo il bagno sulla destra, alla fine della stazione di ristoro. Questa volta procedo più speditamente: oramai ci sto prendendo la mano!

Riparto e sono ancora nei tempi.

Arrivo finalmente a the hell, una salita di poche centinaia di metri sul selciato. Piuttosto fastidiosa, ma niente di così terribile come sembrava dalle descrizioni. Vero è che alla mia velocità…

Lungo la salita vari ragazzi vestiti da diavoletti, con tanto di forconi. Carini!

Ok, non mi dilungo oltre… il primo giro prosegue a ritmo alto: mi ero data una soglia minima di 24 km/h di media, che mi avrebbe consentito di chiudere in 7 ore e mezzo, mi rendo conto di essere a 27 km/h, al lordo delle soste: ho parecchio margine sul mio obiettivo. Mi chiedo se non sia troppo forte, ma mi rispondo di non aver mai forzato e so che mi sto dicendo la verità… quindi rimango serena.

Sulla heartbreak hill, galvanizzata dalle ali di folla, mi concedo il lusso di sorpassare qualche ometto… esaltante!

Il rientro a Francoforte riporta in testa la canzone dei Pooh, che questa volta canto a squarciagola. Il tifo di Antonella, Roberto e Italo mi dà nuova carica.

Ricomincia il giro e sembra andare tutto bene, ma intorno al 120° km si spegne improvvisamente la luce: sarà il sole a picco, sarà che ho superato la soglia dei km che sono abituata a fare nei lunghi, fatto sta che mi diventa faticoso anche rimanere a 22 all’ora.

Da qui in poi è pura sofferenza: le barrette mi disgustano, il parmigiano è troppo salato, l’acqua non basta mai, il sole è troppo violento, in sella non trovo una posizione in cui poter rimanere più di un paio di minuti (spero che il nuovo body del Road abbia un fondello un po’ più serio!), mi fa male un ginocchio… e poi devo andare di nuovo in bagno!!!

Decido di tirare fino alla fine dell’heartbreak hill, consapevole che da lì in poi il percorso è in discesa. Stavolta salgo senza sorpassare nessuno e la folla è meno folta (ormai c’è fatta una certa…). Faccio la mia ultima sosta al bagno chimico, risalgo in sella e via verso Francoforte.

All’ultima curva c’è Dona che mi urla e mi scatta una fotografia… il cuore fa un balzo di felicità e mi torna il sorriso.

Quando finalmente consegno la bici ai volontari mi sento di nuovo piena di energia. Sono comunque contenta del tempo finale della frazione di bici: sono comodamente sotto le 7 ore, ben sotto l’obiettivo che mi ero prefissa.

Nel tendone mi cambio le calze togliendo gli ultimi residui di sabbia e infilo le scarpe con attenzione, badando a che non ci siano pieghe che potrebbero causarmi vesciche. Un bel cheer pack di enervitene e via a correre, finalmente! Da qualche settimana quando arrivo intorno al 10° km comincio a sentire delle fitte a un ginocchio, soprattutto in discesa… spero che miracolosamente oggi non succeda, ma ora non ci voglio pensare: voglio solo godermi finalmente la corsa.

Mi sono prefissa di tenere un ritmo di circa 5’30” al km, per chiudere la maratona sotto le 4 ore. Nel primo dei quattro giri non ho problemi a rimanere sui 5’20”. Raggiungo il Gima e sono contenta di sentire che fin qui è andato tutto bene e di vederlo in buona forma. Mi dice che poco più avanti c’è il Mister con un cappellino bianco, ma tanto non penso proprio che riuscirò a raggiungerlo. E invece piano piano mi avvicino. Alla fine, quando sono dietro di lui lo chiamo e lo incito… l’unico motivo per cui riesco a raggiungerlo è che ha già fatto un giro più di me ed è arrivato nella fase in cui devi solo trascinarti fino al traguardo. Io riesco ancora a rimanere sui 5’30”. Quando lo affianco vedo che è piuttosto in difficoltà, ma so che Stefano è di ferro e che non mollerà mai. Cerco di mantenere il mio passo per non imballarmi più di quanto già non sia e dopo un po’ lo supero. Lui mi riaggancia in discesa, poi arriva il ristoro, dove ha deciso di camminare per idratarsi con calma: il caldo e l’umidità sono forti. Proseguo da sola, superando e superando e superando. La frazione di corsa è quella che amo di più anche per questo: gli spettatori vedono la differenza di passo rispetto alla media e la fanno notare con incitamenti e commenti particolari e simpatici. Tengo bene fino alla mezza, dove arrivo in circa 1 ora e 55, non mi sento neanche tanto stanca. Ogni 10 km c’è l’appuntamento con Antonella, Roberto e Italo, che attendo pregustando la gioia di vedere le loro facce amiche e sorridenti. Poi finalmente arriva anche per me il momento di calare. Il ritmo scende sui 6’ al km e anch’io decido di seguire la strategia del Mister e di Piro, che nel frattempo ho raggiunto (sempre con un giro di ritardo): ai ristori cammino e bevo un bicchiere di sali e uno di acqua. Continuo a fare proiezioni sul tempo e mi rendo conto che l’obiettivo delle 4 ore è irraggiungibile… ma ho sempre quella mezz’ora di margine che mi sono guadagnata nella frazione di bici, che mi consentirebbe di rimanere sotto le 13 ore totali che mi ero prefissa! Il nuovo obiettivo diventa quindi quello delle 4 ore e 15’.

Quando finalmente al polso ho 4 braccialetti (e soprattutto il braccialetto rosso dell’ultimo giro), capisco che ce l’ho fatta: mi mancano solo 3 km, e se volessi potrei anche farli a 8’ al km senza compromettere nulla. Ma invece rimango a 6’12” e arrivo finalmente all’ultimo bivio che mi porterà sul tappeto rosso dell’arrivo. Il “simpatico” volontario dell’organizzazione mi chiede se voglio fare un altro giro: gli rispondo che magari la prossima volta… mi dà il cinque e mi indica la strada. Oltre le transenne vedo di nuovo Dona, tutta rossa per la foga con cui mi sta urlando “buon compleanno, gatto!!!”. Gli ultimi metri mi sembra di volare: accelero e sorrido, sorrido e accelero. Non sono commossa, sono solo felice. Schiaccio il pulsante di stop sul GPS e vedo 12:36:29… Incredibile! Molto meglio di quanto avessi immaginato sotto ogni punto di vista: meno tempo, meno fatica, meno sofferenza.

Che gara questo ironman!

Il pensiero finale va al mio papà… quando mi aspettavano lui ripeteva spesso a mia mamma che desiderava due cose: che fossi femmina e che nascessi di domenica, perché se fossi nata nel giorno del riposo sarei stata sicuramente pigra come lui… L’ho accontentato su entrambi i punti (il 9 luglio di 45 anni fa era domenica, esattamente come quest’anno)… forse però sulla pigrizia avrebbe qualcosa da dire…

Il viaggio verso l’ironman è durato circa sei mesi, nei quali ho percorso:

- 144 km a nuoto in 52 allenamenti

- 3.835 km in bicicletta in 74 allenamenti

- 1.077 km di corsa in 88 allenamenti

Per un totale di 5.056 km in un totale di 253 allenamenti in 183 giorni (compresi 39 allenamenti funzionali per il miglioramento della forza). I giorni di riposo totale sono stati in tutto 6… e non sono mai caduti di domenica!

Elvira Antenucci

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Elvira, Stefano e Matteo belli freschi poco prima della partenza
Elvira, Stefano e Matteo belli freschi poco prima della partenza
Commenti
  • kinkie 16/08/2017 alle 11:57:52 rispondi
    Che gioia!
    Che bel racconto e che bella festa!

    Sono felice per te e molto orgoglioso.
  • Ignazio 28/08/2017 alle 15:08:58 rispondi
    GRANDISSIMA Elvira,
    grazie per il tuo bel racconto: uno dei più esaltanti dell'anno....che mi ha portato dentro in pieno alla tua fatica ed alla tua gioia genuina.
    Complimenti, sul serio, per la passione e la dedizione dimostrata.
    Io non ci riuscirei mai.
    ignazio

    ps. ovviamente bravi anche tutti i colleghi Road....una certezza.
  • lorella 28/08/2017 alle 17:23:30 rispondi
    Grande ammirazione...
    Complimenti, e molta ammirazione per la gara che hai affrontato, Soprattutto per il duro e lungo allenamento che hai fatto in un periodo molto difficile!
    Bravissima!!!




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